ART. 7: Modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e revisione del catasto fabbricati
La delega prima di tutto che nessuno pagherà di più a causa della revisione degli estimi catastali e del valore complessivo dei fabbricati.
La revisione del catasto si propone il duplice obiettivo di attribuire agli immobili nuovi valori patrimoniali e relative rendite attualizzate secondo i valori di mercato prevedendo inoltre un meccanismo periodico di aggiornamento dei valori.
Tali nuovi valori non avranno però alcuna incidenza sulle tasse, in quanto queste continueranno ad essere parametrizzate sui valori delle rendite attuali.
Si dovrà poi procedere, anche con l’aiuto dei nuovi strumenti tecnologici e di appositi incentivi, a facilitare l’opera, di Agenzia delle Entrate e dei Comuni, volta alla caccia e individuazione degli immobili cosiddetti “fantasma” in quanto esistenti ma sconosciuti al fisco, oltre che nei controlli agli immobili che nella realtà sono diversi rispetto alla loro immagine catastale compresi i terreni edificabili classificati quali agricoli.
I nuovi valori catastali saranno resi disponibili a partire dal 1° gennaio 2026.
ART.8: Revisione delle addizionali regionali e comunali dell’Irpef
La riforma del fisco punta a superare il sistema delle addizionali regionali e comunali dell’Irpef. Questa sarebbero, secondo la delega, sostituite da delle sovraimposte. In pratica non più un ulteriore aliquota ma un “pezzetto” di imposta in più rispetto all’Irpef nazionale.
Nell intenzioni al cambio non sarebbe evidentemente nel gettito ma non sarebbe solo nominalistico.
Con tale nuovo metodo si eviterebbe l’attuale disallineamento delle basi imponibili, per il fatto che le deduzioni fiscali sono riconosciute solo a livello nazionale imponendo così due calcoli diversi per Irpef statale e locale determinando in alcuni casi imposizione Irpef locale a chi ne è esente a livello nazionale.
Sarebbe in questo modo, inoltre semplificata la gestione del sistema dei sostituti d’imposta.
L’ultima modifica proposta dalla riforma consisterebbe nella riattribuzione ai Comuni della quota statale dell’imposta IMU versata dalle imprese.
Si tratterebbe anche in questo caso di una modifica volta alla semplificazione del sistema e non alla modifica del gettito erariale.